Sarebbe più corretto affermare che la posizione ginecologica è la “posizione alternativa” a tutte le altre posizioni che una donna assumerebbe naturalmente durante il travaglio e parto.
Negli ultimi anni si sta cercando di tornare a permettere alle donne di scegliere la posizione che ritengono più comoda per partorire; a remar contro questo tentativo di ritorno ad una buona pratica assistenziale vi sono diversi ostacoli tra cui quei professionisti ancora strettamente legati alle abitudini di diversi anni fa, ma anche numerosi mezzi di comunicazione di massa come la filmografia o quanto letto nei libri in cui i parti vengono osservati e descritti tutti Nella posizione ginecologica (la classica posizione in cui si è sul lettino con le gambe aperte e sollevate, appoggiate sui appositi gambali) e ciò induce le mamme a pensare ed inconsciamente far propria questa come la posizione migliore per spingere. In realtà la posizione ideale non esiste, vi sono numerose possibilità e scelte tra le quali la donna può decidere di partorire, inoltre durante tutto il periodo delle spinte non è costretta a restare in quella iniziale posizione, ma può cambiare e spingere in modi differenti.
L’usanza di mettere la donna in posizione ginecologica e mantenerla per quasi tutto il travaglio e parto è nata circa nel ‘700, periodo in cui la figura del medico-chirurgo iniziò ad interessarsi del parto. Prima di questo periodo erano le donne esperte, le Sage Femme come sono chiamate in Francia, donne che avevano una profonda esperienza in relazione non solo al parto ma anche a tutte le problematiche femminili di cui era loro compito occuparsi. In generale la levatrice era una donna che aveva già partorito ed era vicina alla menopausa. La principale motivazione che spinse i medici chirurghi ad intervenire in questo delicato momento era l’alto numero di mortalità materna e neonatale al parto; con la loro presenza ed i loro studi vennero introdotte e scoperte numerose pratiche che salvarono diverse vite; interventi utili e necessari in caso di patologia, ma che non apportavano alcuna sicurezza in più nel caso di un travaglio parto fisiologici (naturali, che non davano segni di patologia), ma che al contrario rischiavano di trasformarli in patologici a causa dell’eccessivo e non necessario interventismo medico.
Tra queste pratiche non strettamente necessarie vi è appunto l’introduzione della posizione ginecologica per tutte le donne, infatti tale posizione non favorisce le normali dinamiche del parto, ma anzi spesso le contrasta ed induce lo stesso medico ad intervenire anche se non necessario. Il principale motivo per il quale venne scelta questa posizione come routine fu la miglior possibilità per il professionista di visualizzare e tenere sotto controllo ciò che succedeva durante le spinte, ma questo ha portato ad intervenire nelle dinamiche del parto senza che fosse necessario.
Vi sono invece numerosissime posizioni che non interferiscono ma al contrario facilitano e agevolano sia il travaglio che il parto: queste posizioni sono quelle che oggi vengono chiamate, erroneamente come si può ben intuire, “posizioni alternative”; sarebbe invece più corretto considerare la posizione ginecologica come posizione alternativa alle normali posizioni che la donna assumerebbe spontaneamente ascoltando i segnali del proprio corpo.
Tra queste le più assunte durante il parto sono quelle accovacciate coi piedi ben appoggiati a terra, o la posizione carponi (a quattro zampe, per intenderci), o ancora quella seduta su uno speciale sgabello basso con la seduta a forma di “C” ideato in Francia. Mentre durante il travaglio è da favorire soprattutto il movimento e il cambio di posizione.
Articolo pubblicato anche sul web magazine UrbanPost nella sezione UrbanDonna